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Ben venga ogni tentativo di migliorare l’efficienza di nostri pronto soccorso, ma non possiamo certamente pensare che aggiungere un codice al triage o invitare al rispetto del limite di 8 ore per la presa in carico dei pazienti siano soluzioni efficaci per fare fronte a un sovraffollamento di codici minori che oggi intasa letteralmente le strutture.
Stando ai dati infatti, circa il 75% degli accessi sono di codici verdi, azzurri e bianchi, ovvero pazienti che potrebbero evitare di recarsi in PS in auto presentazione (cioè senza essere soccorsi da ambulanza) se trovassero risposte adeguate sul territorio.
Nel momento in cui scrivo questo comunicato, ad esempio, all’Ospedale Papa Giovanni XXIII, su 38 persone in attesa ci sono 0 codici rossi, 12 gialli, 32 verdi e 5 bianchi.
In altre parole, se la rete di medicina territoriale funzionasse, con un numero congruo di medici di base e di casa di comunità – che devono essere realizzate rapidamente e poi, soprattutto, riempite di professionisti e non rimanere “scatole vuote”  – i pronto soccorso potrebbero tornare ad occuparsi di emergenze e urgenze in modo adeguato.
Quindi al netto di tutti i possibili miglioramenti dati dalla riorganizzazione, riteniamo che sia fondamentale quanto prima un cambio radicale dal punto di vista culturale: la sanità deve smettere di essere ospedalocentrica e deve tornare ad essere di prossimità e accessibile da parte dei cittadini che, altrimenti, non sapendo dove andare, continueranno ad affollare impropriamente i pronto soccorso.
Per anni la nostra regione ha trascurato la sanità territoriale: correggiamo finché siamo in tempo le storture di questo sistema e poi certo possiamo anche ottimizzare il funzionamento dei PS…ma non ha senso farlo se prima non dreniamo il flusso di accessi impropri che ogni giorno intasa i reparti di medicina di urgenza delle nostre strutture.
Davide Casati, consigliere regionale PD e componente commissione Sanità
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