Per rispondere al calo di donatori che stiamo registrando negli ultimi tempi, è fondamentale che…
Non siamo certo stupiti del fatto che l’attuazione del Piano Carceri, soprattutto in Lombardia – dove il dato del sovraffollamento si attesta a oltre il 140% – sia ai limiti dell’emergenza. La soluzione non è costruire altri penitenziari, bensì applicare laddove previsto le pene alternative, indirizzando le persone in fase di detenzione verso le realtà alle quali dovrebbero aver diritto di accedere.
In particolare almeno la metà della popolazione carceraria è tossicodipendente e il 40% ha pene che consentono di poter avere accesso a strutture alternative al carcere, perciò alle comunità terapeutiche che devono poi offrire percorsi adeguati. In altri casi, servono luoghi che possano accogliere madri con figli o chi ha problemi di salute mentale. E poi ci sono tutti i servizi da garantire negli istituti affinché vi siano veramente percorsi di educazione e reinserimento sociale.
In tutto questo, la Regione ha un compito ben preciso : mettere a disposizione i posti dentro o fuori le comunità di recupero, che attualmente non ne hanno e ci sono lunghissime liste d’attesa. Ricordo che dai tempi del Dpr del 1990 non sono state realizzate le strutture e, nel contempo, è stato recentemente approvato il cosiddetto Decreto Caivano che ha portato a un inasprimento delle pene e a un incremento delle presenze, in particolare dei giovani nelle carceri minorili. Per quanto riguarda, invece, chi sta dentro al carcere, devono essere messi a disposizione i programmi formativi ed essendoci una popolazione carceraria con un’alta percentuale di stranieri, il 45%, servono anche i mediatori culturali. Questi interventi, che sono di competenza delle Direzioni generali della Famiglia e della Formazione, devono essere continuativi, non a progetto, cioè senza interruzioni, così che l’attività del terzo settore sia costante.
Nei numerosi incontri avuti in questi anni con direttrici e direttori degli istituti penitenziari è emerso l’importante tema della salute mentale. Anche in questo caso, servono strutture adeguate ad accogliere le persone con problemi psichiatrici e Regione può fare molto, sempre con il suo sistema sanitario, per affrontare quella che in molti casi è una vera e propria emergenza.
Se ogni detenuto viene accolto nella struttura più idonea al suo caso, si fa presto a ridurre la pressione sulle carceri. E questo anche a beneficio della polizia penitenziaria e di tutti gli altri operatori che risentono di una condizione di lavoro difficile e spesso precaria.
